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Famiglie e uomini illustri

Famiglia TODISCO
I Todisco vissero a Felitto in epoca anteriore al 1432. Uno di essi, Antonio, ricevette l’investitura a signore del paese da Roberto Sanseverino e un suo figlio, Giovanni, fu soldato al seguito di Alfonso D’Aragona, Duca di Calabria, partecipando alla guerra di Otranto il 7 settembre 1481. Il fatto che in questa famiglia ricorrano spesso Ì nomi Manfredi e Goffredo, fa pensare che essa discenda dai Normanni. Anche il primo parroco di Felitto, don Filippo Cantore, proveniva dal ramo femminile della famiglia. Egli venne nominato vicario di Castel S. Lorenzo nel Sinodo del 1626, tenutosi a Sala.

Famiglia IVONE
II capostipite più noto di questa famiglia fu Angelo Ivone, detto Mento, il quale ebbe quattro figli: Diomede, Giuseppe, Gaetano e Biagio. Gli Ivone discendono da Giuseppe dal quale nacque Gaetano il 17 ottobre 1662. Questi essendosi dedicato agli studi, divenne giureconsulto e dottore in lettere. Fu Presidente della Corte Regia e in collaborazione con Domenico Ausilio e Pietro Giannone scrisse l’opera Storia Civile del Regno di Napoli. Con uno pseudonimo scrisse l’opera Pratica dell’inquisizione del S. Uffizio e una specie di libello intitolato Le corna di Napoli, contro la nobiltà napoletana, Questi due scritti gli attirarono contro le ire dei nobili napoletani che riuscirono a farlo incarcerare e perfino condannare a morte. Ma il Principe di Castel S. Lorenzo, Carata, avendo saputo della condanna a morte, d’accordo con suo suocero che ricopriva la carica di reggente a Napoli, propose appello e la pena fu tramutata in ergastolo da scontare nel presidio di porta Longa. In questo nuovo penitenziario ben presto riuscì ad acquistarsi la stima e la simpatia del direttore. Quando questi si trovò ad essere implicato in processo, don Gaetano ne scrisse la difesa con tale perizia che il direttore ottenne il proscioglimento dalle accuse e, in segno di riconoscenza, agevolò la sua fuga dal penitenziario. Don Gaetano si rifugiò a Roma dove riprese ad esercitare la professione di avvocato distinguendosi per le sue grandi doti. Avendo difeso con successo un principe romano, questi si adoperò per avviarlo alla carriera ecclesiastica e divenuto sacerdote fu nominato parroco della chiesa di S. Sofìa. II cardinale Orsini lo prescelse come uditore ed esaminatore vescovile e in questo suo nuovo ruolo risolse le più ingarbugliate situazioni della Curia romana. A causa però della mancata nomina ad un incarico a cui don Gaetano aspirava da parte del Cardinale Orsini il sodalizio si interruppe e, nonostante la buona volontà di quest’ultimo, egli non volle ritornare sulle sue posizioni. Alla morte del papa Innocenze XIII, il cardinale Orsini fu elevato al soglio pontificio con il nome di Benedetto XIII, il quale a pochi giorni dalla sua elevazione invitò in Vaticano don Gaetano e gli propose la nomina a Vescovo, dandogli anche la possibilità di scegliersi la sede. Scelse Piedimonte d’Alife perché vicina a Napoli. Nel Concistoro del 1732 venne nominato anche Cardinale. Nel 1733 trovandosi a Piaggine, fece visita ai suoi parenti di Felitto- II vescovo di Capaccio, mons. Agostino Odoardi, l’invitò a visitare la sua diocesi, autorizzandolo a fare ordinazioni sacerdotali e amministrare la cresima. Fu durante la sua permanenza a Castel S. Lorenzo che, ammalatesi gravemente, morì e venne seppellito nella chiesa di S. Maria del Monte. Poco tempo prima Clemente XII gli aveva conferito la nomina a Sostituto, carica che non potè ricoprire a causa della sua prematura morte.

Famiglia MIGLIACCI
Originariamente la famiglia Migliacci venne a Salerno al seguito dei principi Carafa D’Andria. Nel 1600 si stabilì a Felitto Matteo Migliacci, già affermato pittore. Suoi sono gli affreschi che adornano l’abside centrale della chiesa del S. Rosario. Altri affreschi furono da lui eseguiti nelle chiese dei paesi vicini. I suoi figli seguirono il padre sulla via dell’arte. Romoaldo fu alla scuola del celebre Solimene dei baroni di Altavilla. Gli altri due, Carlo e Domenico, furono discepoli di Paolo De Matteis di Piano, allievo, a sua volta, di Luca Giordano. La famiglia Migliacci godette di grandi
privilegi. I suoi componenti strinsero vincoli di parentela con altre importanti famiglie della zona. Si
annoverano diversi ecclesiastici, nonché un medico, don Niccolo, un magistrato, don Francesco Saverio.

Famiglia DE AUGUSTINIS
Tra le famiglie più importanti di Felitto, va annoverata la famiglia De Augustinis. I suoi discendenti possono vantare un passato nobile ed autorevole. Il primo De Augustinis di cui si ha notizia è il dott. Pagello dei primi del 1600. A Castel S. Lorenzo i De Augustinis abitarono il castello che prima era stato del principe Carafa. Ma la famiglia è rimasta nella storia soprattutto per merito di Matteo De Augustinis. Questi nacque a Felitto il 15 aprile del 1797 da Domenico e da Angela Migliacci. Gli furono imposti i nomi, oltre di Matteo, Annibale, Luigi, Gregorio, Ascanio, Scipione; ricevette il battesimo nella chiesa di S. Maria Assunta. A Napoli, presso lo zio paterno Nicola, ufficiale della Real Segreteria di Stato per la Giustizia, compì gli studi giuridici e, a soli ventun anni esordì come avvocato nel foro napoletano. Intanto, sotto la guida di un autorevole economista dell’epoca. Luca De Samuele Cagnazzi, cominciò anche lo studio dell’economia. La profondità della sua cultura e la vastìtà dei suoi interessi sono dimostrate dai molteplici scritti che il De Augustinis ha lasciato. Diresse per molti anni la rivista letteraria “II Progresso”. Collaborò al settimanale “Lucifero”, diretto da Filippo Girelli.
Tra Ì suoi discepoli ci fu anche Errico Pessina, giurista e uomo politico. Luigi Settembrini lo annovera tra gli uomini illustri degni di ricordo. Le sue idee, come studioso di economia, non sempre incontrarono il consenso del governo. Così avvenne per le tesi sostenute nella pubblicazione IL Tavoliere delle Puglie esaminato nelle leggi costitutive e nel rapporto dell”affrancazione ed alienazione delle terre. E dalle pagine del “Lucifero” combattè con forza contro le decisioni dell’allora Ministro delle Finanze Antonio Longo.
Questo coraggio gli fruttò il primo arresto nel 1837 insieme a Carlo Poerio. Furono rinchiusi nelle carceri di S. Maria Apparente e più. tardi vennero liberati per insufficienza di prove. Intanto la durezza delle carcere aveva minato il suo fisico e così, 1’8 ottobre 1843 moriva di bronchite, lasciando nel dolore e nella miseria la moglie, donna Isabella Goffi e sette figli. Uno di questi, Emilio, a soli diciannove anni, prese parte alla rivoluzione napoletana del 1848. Poi fuggì a Roma divenne gesuita e, infine, anche Rettore della Pontificia Università.
Le opere che Matteo De Augustinis ha lasciato sono molteplici. Esse riguardano soprattutto i problemi dell’economia. Si possono ricordare; Istituzioni di economia sociale, Elementi di economia sociale, Condizioni economiche del Regno di Napoli, e tante altre che gli meritarono una giusta fama.
Felitto gli ha dedicato una piazza ed una via. Ma anche il comune di Napoli, nel 1816, fece apporre una lapide dettata dal senatore Matteo Mazziotti in via Cisterna dell’Olio, nei pressi della sua abitazione, in cui è scritto:
“Vittima di crudele prigionia borbonica di pubbliche libertà, apostolo fervente, maestro insigne di diritto e dì economia sociale, ancora giovane di anni morì in questa casa il dì 8 ottobre 1845”.
“Il Comune di Napoli — 8 ottobre 1916”.

Famiglia GIARDINO
Le notizie più antiche, relative a questa famiglia, risalgono al 1568.1 più importanti componenti di essa furono Terenzio e Mario, che esercitarono la professione di notai regi; il filosofo1 e matematico Daniele; Giannangelo, medico e il sacerdote don Nicola. Nel 1600 fu conferito alla famiglia Giardino lo stemma gentilizio, composto da molteplici elementi: in mezzo ad un prato, delimitato ai lati da due rose e due stelle, vi è un cumulo di pietre sormontato da una spada affiancato da due serpenti in amore. Tutto lo stemma è abbellito dalla corona marchesale.

Famiglia DI STEFANO
La famiglia Di Stefano è una delle più antiche e nobili famiglie di Felitto. Possedeva molte terre e un mulino, ma a causa di molte contese i suoi beni andarono pressoché distrutti. Fu proprietaria della cappella di S. Nicola, che anticamente fu anche chiesa parrocchiale, prima che Enrichetta Sanseverino facesse dono del suo costruendo palazzo per farvi costruire la chiesa parrocchiale. Questa famiglia, insieme con i Migliacci, fece costruire la cappella che poi fu donata all’Università. In seguito, nel giardino di famiglia, fu eretta una nuova chiesa intitolata a S. Nicola.

Famiglia SABATELLA
La famiglia Sabatella, secondo l’annuario della nobiltà italiana del Comm. Giovan Battista di Crollalanza, è di origine napoletana. Di questa famiglia ricordiamo soprattutto Giuseppe, Domenico, Celestino, che vennero condannati dalla Gran Corte Criminale di Salemo a diciannove anni di carcere per aver preso parte ai moti del 48. Un altro Sabatella, Gaetano, incurante della sorte toccata ai congiunti, continuò a combattere i Borboni, unendosi nel 1860 a Garibaldi.

Famiglia BONOMO
Di questa famiglia vengono ricordati Dario, che sposò Maria del Mastro dei baroni di S. Teodosio; Fabrizia che sposò Ippolito Del Balgivo dei Baroni di Ostigliano; Aurelia, le cui nozze furono piuttosto travagliate. Si racconta che quest’ultima ebbe molti pretendenti, tra i quali Cesare Pasca dei Baroni di Magliano. Andò sposa, invece, ad Alessandro Rinaldi di Pattano, il quale fece intervenire, come fautore delle nozze, il Principe Carata di Castel S. Lorenzo. Ma in un primo momento Aurelia si dimostrò riluttante, tanto che il Principe fece sequestrare i numerosi greggi della Bonomo, restituendoli solo a nozze avvenute. I due coniugi vissero nobilmente con le rendite di tre chiese: quella della Concezione, quella di S. Sofia nel territorio di Felitto e quella di S. Antonio nel territorio di Magliano.

Famiglia DI DARIO

L’Istituto Genealogico Italiano “Conte Piero Guelfi CamaJani” di Firenze e lo Studio Araldico “Conte Addano Guelfi CamaJani” di Genova attribuiscono a questa famiglia molta importanza. Secondo Ìl Pasinati essa è originaria del Lazio, dove se ne incontrano tracce fin dal sec. XII. In seguito i suoi componenti si diffusero soprattutto nelle regioni meridionali della penisola.
L’antichità e la nobiltà di tale famiglia è testimoniata anche dagli altri istituti araldici.
La presenza a Felitto risale al 1682, quando Francescantonio Di Dario di Altavilla, che era Governatore e Giudice a Castel S. Lorenzo, scelse come sua dimora Felitto. Di questi, il discendente, avv. Mario Di Darlo, conserva un prezioso manoscritto in latino, di carattere giuridico.

Famiglia PASSARELLA
Il più noto componente di questa famiglia fu Angelico, che divenuto frate minore conventuale, con il nome di Ludovico, venne eletto per due volte consecutive Provinciale dell’Ordine. Don Fedele Passarella, fu parroco della chiesa di S. Maria Assunta nel 1800; Riccardo fu notaio regio.
Nei primi anni di questo secolo, la famiglia Passarella si trasferì a Roma, perché i due fratelli,
Scipione e Giuseppe, divennero Capi divisione al Ministero delle Finanze. Giuseppe, ne divenne, poi, Direttore Generale.

Famiglia SALERNO
Di questa famiglia va ricordato Gaetano, notaio regio, che sposò Donna Chiara Tedeschi, zia del padre generale dei francescani di Laurino. Con questa famiglia era imparentato, inoltre, il venerabile don Giuseppe Ciriaco, che fece edificare la cappella dei Sette Dolori.

Famiglia GUARIGLIA
Anche in questa famiglia vi furono personaggi ragguardevoli: il dott. Donato, morto nel 1781, il prof. Vincenzo e l’arciprete don Tommaso. Durante la rivolta dei contadini del 14-19 aprile 1799, l’abitazione fu saccheggiata, venne incendiata la grande biblioteca di famiglia e furono sequestrati ben 2.000 ducati.

Altre famiglie
Vanno ricordate, infine, le famiglie Schiavo, a cui appartenne l’arciprete don Venanzio e il fisico dott. Ilario ; la famiglia Rizzo, di cui don Crispino fu economo curato della parrocchia di S. Maria Assunta.
Altre famiglie, che pure godettero fama e nobiltà si sono estinte, come i Cuccaro, gli Imbambero, gli Scialoia; altre si sono trasferite, come i Quaglia e i Colella da RoccadaspÌde.

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